PODERE
TARTAROSSA
La storia
ll Podere Tartarossa, a Badolo territorio del Vescovo di Bologna sin dal XI secolo, è censito in modo certo con questo nome sin dal 1781 sebbene già allora indicasse una località già da tempo esistente.
Acquistato dal ricco mercante di tessuti Matteo Gaspare Leonesi in epoca napoleonica fu un predio parte della tenuta di Guzzano che il medesimo Leonesi aveva organizzato assieme ad altre tenute sull’appennino Bolognese come imponente e variegata impresa agricola all’avanguardia per l’epoca.
Il podere era strutturato per la sussistenza disponendo di bosco ceduo e querceti da cui ritrarre selvaggina e legna, un proprio rio ed una fonte nell’ampia forra che compone il terreno nel lato di nord ovest, frutteti e vigneti, e campi da coltivare il tutto asservito ad una coorte composta di casa colonica, casa ad uso dei pigionanti, stalla dei bovini, stalla degli equini, forno, pollaio e porcile.
Il Podere oggi
Negli anni della seconda Grande Guerra ospitava sfollati dai bombardamenti arrivando ad offrire riparo anche a più di cinquanta famiglie per volta; trovandosi al confine della Linea Gotica ed in posizione strategica l’area attorno al podere fu bombardata ed il podere stesso, requisito dai tedeschi per stabilirvi un comando per contrastare l’avanzata delle forze alleate.
Come riportano le cronache di guerra, il giorno 18 Aprile 1945 presso il podere vi fu un intenso scontro tra la 91° Divisione di fanteria americana ed i soldati della 6° Divisione di fanteria tedesca che fu sconfitta, ed il podere fu completamente distrutto lasciando intatte solo le cantine sotto la casa colonica ed il pozzo. Da tale distruzione il giorno 20 aprile 1945 le forze alleate discesero dagli appennini per la liberazione di Bologna.
Successivamente il podere fu ricostruito realizzando sulla pianta antica i medesimi edifici, con eccezione della casa colonica di cui fu eretta solo una piccola porzione sovrastante le cantine antiche, come piccola magione di caccia.
Nel 1970 il Podere Tartarossa è stato acquistato dalla famiglia Gherardi che, ormai alla terza generazione, ha riportato all’antico splendore questo incantevole luogo valorizzandone storia e paesaggio.